VIETNAM: MINIMA MORALIA
Siete sulle onde di un tempo ormai perduto mentre dolce è l’attesa del dolore. Avrei dovuto capirlo, non sarei dovuto venire in Vietnam...
Ho sbagliato a farmi venire in mente cose, le cose che la mia memoria ricrdava e che non voleva mai liberare.
E’ sempre fin troppo facile deviare, sporcarsi di sangue i pensieri, inciampare tra i giorni passati in un viaggio ubriaco di sogni infranti e piaceri a metà.
![](https://static.wixstatic.com/media/9ddc6d_41a16b2b5aba4f7dbcd78262a9d65aad.jpg/v1/fill/w_980,h_654,al_c,q_85,usm_0.66_1.00_0.01,enc_auto/9ddc6d_41a16b2b5aba4f7dbcd78262a9d65aad.jpg)
L’eleganza ricordata invece con cui si fa spazio la mia coscienza è tutt’altro modo di piacere alle divinità. E non c’è un dio a governarci, ci siamo noi con la nostra rabbia a scrivere testi sacri da far rispettare alle generazioni future. Quello che governa noi invece, forte come un battito tachicardico, è la natura del nostro essere e non possiamo fare niente se non diventare ciò che siamo.
E ora comprendo, arrivando spudoratamente in ritardo, che il fascino del caos sta nella ricerca di un’armonia la cui mancanza è fin troppo sofferta.